Sono molteplici ragioni che rendono quanto mai opportuna l’attuazione del Parco Agro-paesaggistico Metropolitano tra il Brenta ed il Bacchiglione“.

Inizia con un’analisi approfondita la lettera sottoscritta da oltre venti associazioni ed organizzazioni di categoria ai Sindaci dei comuni di area metropolitana (clicca qui per il testo completo) in cui si chiede di sbloccare il progetto finito, a causa immobilismo di Bitonci (vedi articolo ecopolis cliccando qui), su un binario morto.

Cinque le richieste finali, molto concrete ed operative.

L’analisi parte dal presupposto che l’agricoltura urbana, la sicurezza e la sovranità alimentare sono oggi universalmente riconosciuti quali fattori essenziali per lo sviluppo sostenibile dei nostri territori, riducendo la dipendenza dalle importazioni e incrementando la resilienza delle città nei confronti delle crisi economiche e dei cambiamenti climatici.

Le attività agricole in ambito urbano e periurbano possono dare una risposta a queste esigenze, in quanto la vicinanza tra produttori e consumatori consente di realizzare filiere corte per la fornitura di prodotti alimentari di qualità, eliminando i sovra-costi della grande distribuzione e riducendone i fattori d’inquinamento. Inoltre queste attività, qualora riconvertite in chiave ecologica, possono contribuire alla messa in sicurezza del territorio, favorendo la fertilità dei suoli, la biodiversità, il recupero del paesaggio e della qualità dell’abitare.

È necessaria però una nuova strategia di sviluppo rurale, legata ad un diverso modo di pensare l’urbanistica e la pianificazione territoriale, al fine di risolvere le criticità che nascono dalla vicinanza tra i terreni agricoli e gli insediamenti civili e produttivi. L’espansione urbana, infatti, crea la frammentazione dello spazio rurale e ne rende difficile l’accesso, mentre le pratiche agricole determinano spesso problemi di natura igienica per i cittadini che abitano a ridosso delle zone coltivate.

Uno strumento operativo particolarmente efficace per coordinare lo sviluppo rurale e la pianificazione può essere proprio l’istituzione di Parchi agricolia scala comunale e sovracomunale dove, attraverso la formazione di “fattorie urbane”, gli agricoltori possano fornire ai cittadini non solo la loro produzione di qualità, ma anche tutta una gamma di servizi di tipo ricreativo e sociale.

Esperienze positive sono state avviate sia in Europa che in Italia e, per quanto riguarda il nostro territorio non si parte da zero. Esistono molte aziende, alcune storiche come quelle socie de “Il Tamiso”, che utilizzano pratiche agricole innovativee sostenibili e commercializzano i loro prodotti biologici, così come esistono molte realtà che hanno a che fare con l’agricoltura, come il “Campus di Agripolis” a Legnaro, l’osservatorio regionale sull’innovazione tecnologica “Veneto Agricoltura”, gli Istituti agrari “Duca degli Abruzzi” e “San Benedetto da Norcia”, con la loro azienda agricola e zootecnica dotata di spaccio, la “Fondazione La Fenice” nell’isola di Terranegra, il Presidio Wigwam che difende le aree incolte interne alla zona industriale, a cui si aggiungono moltissimi agriturismi, gli orti sociali (630 solo a Padova) creati da quasi tutti i comuni, le attività promosse dai circoli di Legambiente ed altro ancora.

Tutte queste realtà devono essere messe in rete ed operare sinergicamente e lo strumento può proprio essere quel “Parco Agro-paesaggistico Metropolitano” le cui linee guida sono state individuate già nel 2014 al termine di un percorso partecipativo, coordinato da Agenda 21, che ha visto la partecipazione di associazioni culturali e ambientaliste, organizzazioni di categoria degli agricoltori, enti locali e istituzionali, aziende agricole e cooperative.

La lettera a sindaci e Provincia si conclude con le seguenti cinque proposte operative:

  • La ripresa delle attività di Agenda 21 per tradurre le Linee Guida in un Piano d’Azione che individui i soggetti responsabili, la tempistica e le risorse per la sua attuazione;
  • L’individuazione, da parte dei soggetti partecipanti, delle azioni di cui intendono farsi carico;
  • Il censimento dei terreni abbandonati ed incolti per istituire la “Banca della Terra” e individuare le procedure per l’assegnazione di questi terreni a giovani coltivatori;
  • Il coordinamento della Provincia e dei comuni interessati all’attuazione del Parco, il cui primi obiettivi dovranno essere l’introduzione del tematismo dell’Agricoltura nel Piano di Assetto Intercomunale (PATI) e la conseguente revisione dei Piani degli Interventi dei singoli comuni;
  • Impegnare la Regione Veneto ad elaborare il Piano Paesaggistico d’Ambito previsto da PTRC ed inserire tra i Progetti Strategici Regionali quello della “Pianura Agropolitana Centrale”.

La lettera a  Provincia e Sindaci dei comuni di area metropolitana è stata sottoscritta da

Associazione per il Parco Agro-paesaggistico Metropolitano; AIAB – Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica; Associazione culturale “La Biolca”; AR/CO Architettura Contemporanea; Circolo di Campagna Wigwam “Il Presidio sotto il portico”; Centro culturale e sociale “Ca’ Sana”; Città Amica – Rete di Architetti e Urbanisti; Comitato Mura di Padova; El Tamiso – coop. Agricoltura Biologica; Gruppo Giardino Storico; Inbar – Istituto Nazionale di Bioarchitettura; INU – Istituto Nazionale di Urbanistica; Italia Nostra, sez. di Padova; LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli; Legambiente, circoli di Padova, Limena, Saonara e Selvazzano; Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Padova; Orto a quadretti; Slow Food – Condotta di Padova