Gradevolissimi tratti ciclabili… ma a singhiozzo. I ciclisti saltano qua e là, tra pezzi di sentieri e stradette mal collegate invece che su piste ben progettate e sicure. Ecco quali tratti della ciclabilità ai confini di Limena andrebbero migliorati, per sostenere il cicloturismo e gli spostamenti locali.

Conosciamo tutti cosa s’intenda per angolo cieco quando ci troviamo impegnati alla guida delle nostre auto. È quella particolare condizione di mancata visibilità di un autoveicolo nel mentre si è impegnati a scrutare, alternativamente, lo specchietto retrovisore e quello laterale lato guida.

C’è un particolare istante per cui il campo visivo complessivo non permette, per qualche frazione di secondo, la visuale del mezzo che si appresta a sorpassarci. Spesso ciò, lo sappiamo dalle cronache stradali, è causa di incidenti anche piuttosto gravi.

Analogamente, per le nostre amate piste ciclabili si potrebbe affermare che esistono degli angoli ciechi ovvero, per meglio dire, tratti discontinui di percorso che le rendano parecchio non sicure. Il termine angolo cieco, forse improprio se usato in questo ultimo contesto, rende comunque al meglio l’idea di quanto si vuole qui osservare e denunciare.

Ci sono strade nelle quali la mobilità a due ruote viene purtroppo scoraggiata. Spesso questo accade in tratte, generalmente situate ai confini di diverse amministrazioni comunali, dove si fatica a capire esattamente chi se ne dovrebbe occupare. O piste ciclabili, magari nuovissime, che terminano in mezzo al traffico. Pochi chilometri di no man’s land o terra/asfalto di nessuno, sul quale pare viga la legge del più forte o del più furbo.

Nel territorio di Limena di tali discontinuità ne esistono almeno due, piuttosto conclamate. Una riguarda la tratta stradale che, dalla rotonda di Altichiero, entra nella zona industriale a sud dell’abitato.

L’altra si trova più a nord dove, superata l’area del Tavello dopo una comoda pedalata immersi nel verde, si giunge al piccolo semaforo di Vaccarino. Da lì, proseguendo lungo la S.S. Padova-Bassano, attraverso il ponte sul Brenta e giungendo alla piazza di Curtarolo, si conclude l’ultimo tratto che pare sempre più, per coloro che si accingono ad affrontarlo, una “perigliosa avventura” per impavidi ciclisti. Chi abitualmente frequenta la zona sa bene quanto frequentemente avvengano gli incidenti su quel particolare pezzo di rettilineo anche se finora, per fortuna, quasi mai con il coinvolgimento serio di ciclisti.

Limena_ciclabili-cieche_pianta_legambiente

Esageriamo ad affrontare qui un tale problema di viabilità? Forse. Di certo i ciclisti evitano questi tratti di strada perché non è davvero il caso di rischiare la propria incolumità. Ad ogni modo riteniamo che una ciclabile debba essere adeguatamente progettata in una maniera che possa permettere a tutti (ciclisti in solitaria, in gruppo o in famiglia con bambini) l’utilizzo sereno quanto mai esente da ogni pericolo.

Entrambe le situazioni sopracitate, pur essendo parte di gradevolissimi tratti ciclabili di attraversamento, rimangono difficoltose. Sappiamo che negli anni si è avviato più volte lo studio per trovare una soluzione a tali criticità ma, a quanto abbiamo capito, siamo ancora in alto mare. Ci si chiede quanto senso abbia investire economicamente in percorsi così a singhiozzo.

Chi pedala si aspetterebbe di potersi muovere tra i luoghi, anche molto distanti tra loro, in totale sicurezza, comodità e per l’intero percorso progettato. Ritrovarsi costretti a “saltare qua e là”, tra pezzi di sentieri e stradette mal collegate, porta inevitabilmente a disincentivare l’uso delle due ruote. Con la colpa grave, a differenza di quanto accade nei paesi europei a noi limitrofi, di vanificare le buone intenzioni ecologico-ambientaliste alle quali tutti noi auspichiamo.

Come al solito, l’ennesima avvilente occasione sprecata.