E’ stata un successo People’s Climate March la giornata di mobilitazione internazionale per chiedere azioni urgenti e concrete contro i cambiamenti climatici. 

Oltre 2.700 eventi nelle 24 ore che hanno coinvolto 158 Paesi in tutti i continenti. Foto simbolo da tutto il mondo sono state proiettate a Times Square a New York dove in questi giorni si svolge il Summit sul Clima convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon. Obiettivo del Summit discutere, insieme ai Capi di Stato, degli impegni di contenimento delle emissioni in vista dell’accordo globale sul clima atteso a fine del 2015 nella Conferenza di Parigi.

Tre in particolare le richieste partite dall’appuntamento italiano tenutosi a Roma:

1  – che il tema del cambiamenti climatici diventi un punto prioritario nell’agenda di Governo, assumendo impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra, a partire da obiettivi efficaci per la lotta ai cambiamenti climatici e in linea con le raccomandazioni dell’Intergovernamental Panel on Climate Change: accelerazione della trasformazione del sistema di produzione di energia che permetta l’uscita dai combustibili fossili e ponga fine ai sussidi alle fonti fossili, a favore di una generazione energetica distribuita, democratica e pulita.

2 – che l’Italia, in quanto presidente di turno dell’unione europea, si batta per impegni ambiziosi e vincolanti al 2030, proponendo nel vertice europeo di ottobre +40% di risparmio energetico, +45% di fonti rinnovabili, -55% di riduzione di CO2. La definizione di questi obiettivi determinerà infatti le scelte energetiche e climatiche dei prossimi quindici anni, influenzando la misura con cui si agirà per contenere il surriscaldamento globale

3 – che l’Italia contribuisca al Fondo Verde per il Clima e mantenga fede agli impegni che erano stati assunti a Copenaghen in tema di finanza per il clima. Finanziamenti per misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici sono, infatti, necessari ed è giusto che l’Italia faccia la sua parte.

Particolarmente significativa la manifestazione di New York, dove ha sfilato un vero microcosmo del mondo che vuole prendere in mano la responsabilità del pianeta, suddiviso per aree tematiche:

in testa al corteo “la prima linea della crisi, l’avanguardia del cambiamento”, ovvero le popolazioni indigene e le altre comunità di frontiera; 

a seguire i “costruttori del futuro”: sindacati, famiglie, studenti, anziani; 

“noi abbiamo la soluzione”: attivisti delle energie rinnovabili, operatori dell’alimentazione e per l’acqua, organizzazioni ambientaliste; 

“sappiamo chi è responsabile”: le organizzazioni anti-corporation, i pacifisti; 

“il dibattito è finito”: azione per l’emergenza, scienziati, ricercatori, organizzazioni interreligiose; 

“per cambiare tutto abbiamo bisogno di tutti”: le associazioni di quartiere, i comuni, gli Stati, le delegazioni straniere.